È la mente e la mano dietro alle parole di Panizzi, anche se la sua firma non compare mai. E come è opportuno che sia, il suo ritratto chiude il progetto #panizzipeople. Chi cura la voce del brand di Panizzi e Larniano? Scopriamolo insieme.

 

#panizzipeople 18: Roberta Bianchi

Che lavoro fai in Panizzi?

Sono la social media manager di Panizzi e della Fattoria di Larniano, delle quali curo l’immagine digitale. Sono una freelance e Panizzi è stato uno dei miei primi clienti, quindi ha un valore particolare!

Quale è la caratteristica che non può mancare a chi fa il tuo lavoro?

La curiosità, la creatività e la tenacia. La prima serve per conoscere a fondo l’azienda, le sue sfaccettature, il suo passato che è alla base del successo nel presente, e – soprattutto – le sue persone, che fanno l’azienda, c’è poco da fare. La seconda – la creatività – serve per trasformare le storie che si apprendono sul cliente e metterle a sistema per creare contenuti di impatto e che si facciano notare, ma soprattutto rendano giustizia alla qualità del cliente, sia esso una azienda di servizio o di prodotto (nel caso di Panizzi e Larniano, entrambi). La terza – la tenacia – serve perché ci sono tanti ostacoli da affrontare prima di concretizzare un progetto di comunicazione; bisogna quindi insistere e far capire al cliente che superare le diffidenze e coinvolgere le persone in un progetto che vada oltre quello che è sempre stato fatto porta valore per tutti. Poi c’è molto altro: capacità di gestione e di relazione, ad esempio, importantissime.

Quale è l’aspetto che preferisci del tuo lavoro?

L’autonomia. Non si può dire che non sia una persona sociale, ma mi piace avere il controllo del lavoro che faccio, prendendomene tutti gli onori e gli oneri. Poter lavorare in tranquillità, conoscendo il mio obiettivo, scrivendo in concentrazione e creando e rielaborando immagini e foto, mie o di altri, magari con la radio in sottofondo e affacciata verso il mio piccolo giardino fiorito, per me non ha prezzo.

Cosa facevi prima di lavorare in Panizzi?

Tanti lavori diversi ma che mi hanno magicamente portato a essere quella che – lavorativamente parlando - sono oggi: una freelance con responsabilità, con pochi e fidati clienti. Ho cominciato laureandomi in economia aziendale e specializzandomi in cultural e new media management; poi, inseguendo il sogno di lavorare in cultura, ho trovato nei media digitali una strada particolarmente adatta a me e ho iniziato a coprire ruoli di responsabilità crescenti nel marketing e nella comunicazione in varie aziende in Lombardia e Toscana. Poi la famiglia è diventata la mia priorità numero uno e ho messo le mie competenze al servizio dei miei clienti come freelance. Serendipity!

Cosa fai nel tempo libero? Quali sono le tue passioni?

La street art e Radio Deejay. A casa mia fanno bella mostra di sé stampe e opere in edizione limitata di street-artist contemporanei, che colleziono ormai da molti anni. Purtroppo le pareti sono finite e solo una piccola parte della collezione è esposta, quindi faccio viaggi frequenti dal mio corniciaio di fiducia (Vittorio, in via Ghibellina a Firenze) per far ruotare le opere il più possibile. Radio Deejay, dalle dieci a mezzogiorno, è una compagnia irrinunciabile. E se non posso sentire la diretta, c’è sempre il reloaded.

Quale è il vino Panizzi che preferisci o che ti rappresenta di più?

Il Ceraso. Innanzitutto ha un colore bellissimo, un rosa corallo che da solo vale l’acquisto. Anche l’etichetta è la mia preferita. Con quella tonalità dice tutto e anticipa alla grande il sapore che ci si appresta a gustare. Poi mi piace perché è un vino leggero, estivo, che si beve – nell’immagine che ne ho io – quando arrivano degli amici inattesi, e si improvvisa un aperitivo che prelude a una serata che si rivelerà fantastica. In questa storia che mi racconto e nei rosati vedo una bella metafora della vita: i rosati sono sottovalutati, non sono certo i primi che vengono in mente quando si pensa al vino, se ne stanno lì in disparte senza farsi troppo notare, ma quando arriva il loro momento sono capaci di strabiliare. Questo Ceraso, come molte cose e persone nella vita, riserva una grande sorpresa: tanto lavoro, tanto studio, ma anche tanta spontaneità e leggerezza, per stupire, appunto.

Quale è il tuo posto preferito di tutta Panizzi?

La parte alta di Santa Margherita, poco sopra la villa, il tardo pomeriggio d’estate. In quest’ora del giorno, quel versante della collina è inondato di sole, sembra di essere dentro una cascata d’oro. Un brezza leggera diffonde i profumi degli ulivi e delle piante selvatiche che crescono tutt’intorno. Si vedono solo centinaia di sfumature di verde e si sente solo silenzio, rotto dal suono di qualche cicala. È semplicemente stupendo.

Quale è il tuo posto preferito di San Gimignano e perché?

Mi piace vedere San Gimignano farsi sempre più vicina arrivando da Poggibonsi. La si intravede con le sue altissime torri dalla superstrada Firenze-Siena, poi sparisce per un tratto, all’improvviso, quando mancano una decina di chilometri, eccola riapparire all’improvviso dietro un poggio. La vista è semplicemente sorprendente, con i campi coltivati a vite a circondarla come a prendersene cura e a renderla ancora più bella. Ogni volta che arrivo a questo punto – non importa quante volte – non resisto alla tentazione: accosto e scatto una foto (che di solito pubblico sull’Instagram di Panizzi. ovviamente).